Gv 13, 31-33.34-35
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.12
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Un pio Israelita del tempo di Gesù era tale quando si impegnava ad affrontare scrupolosamente i 613 precetti definiti dalla Legge e dalla tradizione; a fronte di una tale moltitudine di regole, non mancavano gli scribi che invocavano anzitutto il rispetto del Decalogo consegnato dal Signore a Mosè sul monte Sinai. Ma anche dinanzi a questi 10 parole di vita… quante volte il popolo di Israele aveva tradito, discostandosi dalla Legge di Dio! Così Gesù, che si presenta come il nuovo Mosè (cfr. il discorso delle beatitudini in Mt 5), interrogato su quale sia il più grande dei comandamenti, indica nell’amore a Dio, sopra ogni cosa, e al prossimo, come a sé stessi, il compimento della Legge e dei Profeti (cfr. Mt 22, 34-40). E se qualcuno pensasse che anche due comandamenti sono… troppi, ecco che nell’Ultima Cena il Signore indica il comandamento “nuovo” – dal latino novus, cioè: “ultimo”, “definitivo” – ovvero amarsi gli uni gli altri, come Gesù ha amato noi. Questo è il cuore della Legge e del Decalogo stesso e l’unico comando che Dio – la cui essenza stessa è Amore – ci chiede. Se ci ameremo tra di noi come Lui ci ha amato, cioè fino a donare la vita l’uno per l’altro, allora la nostra stessa esistenza sarà una testimonianza evangelica, capace di attrarre coloro che ancora non hanno conosciuto l’amore di Dio.
E tu? Qual è il tuo rapporto con questo comandamento dell’amore? Quanto ti impegni ogni giorno affinché il tuo essere cristiano – cioè discepolo di Cristo – si riconosca anzitutto dall’amore ai fratelli?