L’amore a Gesù Eucaristico deve essere il centro della vita e il cuore di ogni cristiano, l’inizio e il compimento, al fine di vivere per Gesù, con Gesù e in Gesù. L’ Eucaristia è quel faro che i nostri occhi non dovrebbero mai perdere di vista, la Luce vera che illumina ogni cosa, e impedisce di smarrire il cammino nelle tenebre del peccato.

San Giovanni Paolo II scrive in Ecclesia de Eucharistia, che Essa “è un dono troppo grande, per sopportare ambiguità e diminuzioni” (Ecclesia de Eucharistia 10).  In mezzo a noi abbiamo il Tesoro più grande: possiamo vedere, adorare e comunicarci di Dio ogni giorno, ma spesso preferiamo lasciare spazio ad altro, chiedendoci poi solo nelle difficoltà dov’è Dio, quando Egli è sempre accanto a noi. “Nell’Eucaristia, (Gesù n.d.r.) ci mostra un amore che va fino «all’estremo» (cfr Gv 13,1), un amore che non conosce misura” (11).

Possiamo immaginare un mondo senza Eucaristia come qualcosa di oscuro, freddo, terribile, ripiegato su sé stesso, perché solo Gesù Eucaristico è il sole che scalda i nostri cuori e illumina i nostri passi, fa crescere in noi la pianta della Fede e ci dona quella forza che nulla potrà mai darci. “L’Eucaristia è tensione verso la meta, pregustazione della gioia piena promessa da Cristo (cfr Gv 15,11); in certo senso, essa è anticipazione del Paradiso” (18).

Dobbiamo amare e difendere con tutto il cuore l’Eucaristia, riparando agli oltraggi che vengono compiuti. Così fece la beata Chiara Luce Badano, che affrontò la sua malattia con eroica virtù, nutrendosi del Pane del Cielo, al quale offriva instancabilmente ogni sofferenza, fatica, dolore, diventando essa stessa un’ostia che si offriva al suo Dio.

Anche noi siamo chiamati con la nostra vita a consumarci per Lui come il cero davanti al Tabernacolo, per portare consolazione al Suo Cuore trafitto e oltraggiato. Ricordiamoci di tutte quelle chiese dove il Santissimo è abbandonato, trattato con indifferenza, e facciamoci servi del Signore che lo vanno a cercare per servirlo nella gioia, restando vigili come sentinelle nella notte che avvolge il nostro tempo.

La figura di san Giuseppe, primo adoratore e custode del Signore nel grembo verginale di Maria Santissima primo Tabernacolo dell’Altissimo, ci sia di aiuto nel cercare e nell’accostarci a Gesù Eucaristico, perché sul suo esempio di servo fedele e umile, pronto a fare sempre la volontà di Dio, anche noi possiamo diventare servitori e difensori dell’Eucaristia.

Ricordiamoci che “La Chiesa vive dell’Eucaristia” (1), in quanto in tale verità è racchiusa non soltanto un’esperienza quotidiana di fede, ma “il nucleo del mistero della Chiesa” (ibidem). Gesù stesso nell’ultima cena ha rassicurato di essere con noi fino alla fine del mondo, e ciò rappresenta il mandato missionario che Egli rivolge a ciascuno e in particolar modo a coloro che sono chiamati ad essere suoi ministri.

Il Sacrificio eucaristico è “fonte e apice di tutta la vita cristiana” (13) in cui è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa; perciò, – continua Giovanni Paolo II – “lo sguardo della Chiesa è continuamente rivolto al suo Signore, presente nel Sacramento dell’Altare, nel quale essa scopre la piena manifestazione del suo immenso amore” (1).

Che Dio ci faccia questo dono e trasformi il nostro cuore per mettere in pratica ciò che don Dolindo Ruotolo scrive nel suo testo Hostia pro Hostia: “Tu devi essere per me un’ostia, ed io ti ho conservata la vita per questo. Ogni atto della tua vita deve essere come una consacrazione eucaristica. Devi darti a me con l’abbandono completo col quale mi si dà l’ostia che deve essere consacrata, senza reticenze, senza complicazioni, senza timori, senza ansietà”.