In questo giorno la Chiesa fa memoria dello Sposalizio di Maria Santissima e di San Giuseppe. Un giorno di grande gioia che precede l’inizio del piano della redenzione pensato e voluto da Dio, a cui essi hanno corrisposto con la docile disponibilità, il sì incondizionato, e con piena fiducia in Lui.

La Redemptoris Custos ci ricorda che: “Nel momento culminante della storia della salvezza, quando Dio rivela il suo Amore per l’umanità mediante il dono del Verbo, è proprio il matrimonio di Maria e Giuseppe che realizza in piena “libertà” il “dono sponsale di sé” nell’accogliere ed esprimere un tale amore (RC, n.7). Nell’Esortazione apostolica, Giovanni Paolo II afferma inoltre che “non è meno importante difendere il matrimonio di Maria con Giuseppe, perché giuridicamente è da esso che dipende la paternità di Giuseppe. Di qui si comprende perché le generazioni sono state elencate secondo la genealogia di Giuseppe” (n.7).

Attraverso di esso, infatti, come è dimostrato dalla genealogia di Matteo, Gesù è incorporato tra i discendenti di Davide, nonostante il Suo concepimento verginale.

Il matrimonio di Maria e Giuseppe, nella preghiera al padre putativo del Redentore di Leone XIII, è definito come “sacro vincolo di carità”, vincolo la cui natura è collocata da sant’Agostino e da san Tommaso “nell’indivisibile unione degli animi”, nell’ “unione dei cuori”, nel “consenso”, elementi che in quel matrimonio si sono manifestati in modo esemplare” (RC, n.7).

Come insegna il compianto teologo padre Tarcisio Stramare, i Santi Sposi hanno pienamente ritrovato se stessi proprio nel dono disinteressato di sé. In Maria e Giuseppe si è totalmente realizzato quello che per la prima coppia era rimasto solamente un ideale. Nello Sposalizio viene “ritrovata” la libertà del dono che trova la sua pienezza, come rinnovato “sacramento” dell’Amore originario che è puro e disinteressato dono di sé. In esso rivivono la festa della prima umanità in tutta la pienezza originaria dell’esperienza del significato sponsale del corpo, realizzando la dimensione originaria ed esemplare della creazione.

Nello Sposalizio vediamo due figure – quella della Madonna elevata da Dio alla più alta dignità, e quella di san Giuseppe, il più grande tra i santi – che docili, virtuose e fedeli a Dio, sono vero modello non solo per tutti gli sposi o per chi è chiamato alla vocazione matrimoniale, ma per chiunque vuole donarsi a Dio senza riserve e corrispondere alla propria vocazione. Maria e Giuseppe ricevono due chiamate a cui entrambi dicono il loro “fiat”, dopo che il Signore li aveva uniti nel vincolo del matrimonio e preparati ad essere famiglia in modo unico, perché chiamati a diventare genitori del Figlio di Dio: Maria Madre del Verbo fatto carne; Giuseppe custode e padre giuridico di Gesù. Con il matrimonio di Maria e Giuseppe si entra nella dimensione del “mistero”, ossia del “rinnovamento di tutte le cose in Cristo”, che – scrive ancora padre Stramare – “inizia proprio dalla sorgente, ossia dal matrimonio di Maria e Giuseppe, e da questa si prolunga nel fiume, ossia nella famiglia”.

“La famiglia – continua – nasce dal matrimonio. Il pensiero del magistero è molto chiaro in proposito: “In questa grande impresa del rinnovamento di tutte le cose in Cristo, il matrimonio, anch’esso purificato e rinnovato, diviene una realtà nuova, un sacramento della nuova Alleanza. Ed ecco che alle soglie del Nuovo Testamento, come già alle soglie dell’Antico, c’è una coppia. Ma, mentre quella di Adamo ed Eva era stata sorgente del male che ha inondato il mondo, quella di Giuseppe e di Maria costituisce il vertice, dal quale la santità si spande su tutta la terra. Il Salvatore ha iniziato l’opera della salvezza con questa unione verginale e santa, nella quale si manifesta la sua onnipotente volontà di purificare e santificare la famiglia, questo santuario dell’amore e questa culla della vita” (RC 7).

Lodiamo dunque Dio per il dono di Maria e Giuseppe, e invochiamoli con fiducia e amore!