Dal 18 al 25 gennaio, festa della Conversione di San Paolo, la Chiesa invita a pregare per un’intenzione particolare, ovvero per l’unità dei cristiani. La settimana di preghiera per l’unità dei cristiani costituisce un momento di richiamo per riflettere sull’importanza di essere tali e sulla chiamata che il Signore rivolge a ciascuno di noi, ma soprattutto la risposta che noi Gli diamo. Essere cristiani, infatti, significa essere soldati di Cristo, vivere con coscienza ciò che professiamo e che, mediante il Battesimo, abbiamo ricevuto. L’anima viene segnata con un sigillo che non le verrà tolto e che rende quella persona figlia di Dio. Il Battesimo – afferma Giovanni Paolo II – “costituisce il vincolo sacramentale dell’unità che vige tra tutti quelli che per mezzo di esso sono stati rigenerati” (Udienza generale del 21 gennaio 1987).

Pensiamo all’Amore di Cristo per ciascuno di noi e interroghiamoci su come noi siamo disposti a corrisponderlo. È mediante il sacrificio di Cristo morto e risorto per la salvezza dell’uomo – ci ricorda ancora il Pontefice – che Dio ci ha riconciliati a sé; dal Suo Sangue siamo stati redenti e, incorporati a Lui, partecipiamo della Sua vita. Di conseguenza siamo chiamati a novità di vita (cf. Rm 6,4). Se non siamo disposti a riconoscere Cristo al centro della nostra vita e della nostra fede, non possiamo illuderci di essere nella verità. Gesù stesso è la Verità e ci ricorda che “Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde” (Lc 11,23).

Siamo chiamati a professare e trasmettere l’unica fede, ovvero quella degli apostoli, e renderci strumenti per quell’unità da sempre voluta da Cristo, nella Sua Chiesa, “una, Santa, cattolica e apostolica”, come professiamo nel Credo. Ricorda ancora Giovanni Paolo II, che “per svolgere nel nostro tempo il ministero della riconciliazione (2 Cor 5, 18) occorre essere pienamente riconciliati con Dio e col prossimo, e prima di tutti con coloro con i quali condividiamo la fede nel Dio Trino e siamo uniti dall’unico battesimo”. Rimettiamo Cristo al centro, e quale modo migliore se non ritornando a Lui realmente presente nella santa Eucaristia? Egli solo è Colui che ci unisce nel Suo Nome.

Come ricorda la Lumen Gentium, “Congiunti dunque con Cristo nella Chiesa e contrassegnati dallo Spirito Santo «che è il pegno della nostra eredità» (Ef 1,14), con verità siamo chiamati figli di Dio, e lo siamo veramente (cfr. 1 Gv 3,1) (LG 48). Con questa consapevolezza, è possibile vivere oggi il tema di questa settimana: “Amerai il Signore Dio tuo…e il prossimo tuo come te stesso” (Lc 10,27).

La Vergine Maria è la via che conduce direttamente a Dio e che ci unisce a Cristo, Suo Figlio, con la dolcezza e la fermezza che solo Lei, nostra vera Madre, può avere. A Lei affidiamoci con fiducioso abbandono chiedendole la vera unità, quella per cui Gesù stesso ha pregato il Padre nell’ultima Cena affinché i Suoi fossero “una cosa sola” (cfr. Gv 17, 21).