Domenica 31 dicembre 2024, nella nostra comunità SCEG, durante l’Adorazione notturna e dopo il canto del Te Deum, abbiamo pregato lo Spirito Santo affinché donasse a ogni Sorellina un santo protettore, un amico speciale che ci aiutasse nel cammino spirituale e intercedesse, in maniera particolare, su ciascuno di noi davanti al Padre.

Nel cuore, io avevo il desiderio di avere un’amica mariana in Cielo e, con mio grande stupore, Santa Teresina mi ha scelta per esser mia patrona quest’anno. La cosa che più mi colpisce di questa santa è il suo amore per la Chiesa: un amore che adora, che ripara e che tiene compagnia al vero Amore nel Sacramento dell’amore – l’Eucarestia – tanto da desiderare di offrirsi interamente all’Amore misericordioso. Come scrive la stessa Teresa, in una sua poesia: “Amare è dare tutto, è dare sé stesso”.

Santa Teresa di Gesù Bambino (1873-1897), patrona delle missioni e dottore della Chiesa, con la sua esistenza, pur breve, ha voluto, con amore attento, offrire al Signore le cose più piccole della vita quotidiana, nell’ardente volontà di piacere al suo Sposo Gesù. La scoperta della piccola via della fiducia a Dio e dell’amore ha fatto sì che santa Teresina diventasse per tutti esempio concreto di cristiana virtù, tanto da essere conosciuta in tutto il mondo. La via aperta da Gesù ai piccoli, intravista e percorsa da Santa Teresina, è per tutti quelli che hanno nel cuore il desiderio di amarlo senza contare sulle proprie forze, ma lasciando fare tutto a Gesù.

Per descrivere questo, la religiosa usa l’immagine dell’ascensore, ossia “le braccia di Gesù che ci innalza fino al Cielo”.
“Come una madre carezza il suo bimbo, io vi consolerò, vi poserò sul mio cuore e vi terrò sulle mie ginocchia”. Mai parole più tenere, più armoniose hanno allietato l’anima mia: “L’ascensore dì che deve innalzarmi fino al Cielo sono le vostre braccia, Gesù! Per questo non ho bisogno di crescere, al contrario: bisogna che resti piccola, che lo divenga sempre più”.
“La santità non sta tanto nella pratica, ma consiste in una disposizione del cuore che ci rende umili e piccoli nelle braccia di Dio, coscienti della nostra debolezza e fiduciosi fino all’audacia nella sua bontà di Padre”: ciò che conta per Santa Teresa è l’azione di Dio, la grazia, non i meriti personali, perché è il Signore che santifica.

Era entrata nel Carmelo, infatti, “per salvare le anime”. Teresina esprimeva così la sua anima missionaria: “Sento che, quanto più il fuoco dell’amore infiammerà il mio cuore, tanto più le anime che si avvicineranno a me – povero piccolo rottame di ferro inutile, se mi allontanassi dal braciere divino – correranno rapidamente all’effluvio dei profumi del loro Amato, perché un’anima infiammata di amore non può restare inattiva”.

Da Santa Teresa d’Avila, Teresina ha ereditato un grande amore per la Chiesa, sino ad arrivare alla profondità di questo mistero. Scrive infatti in Storia di un’anima: “Capii che la Chiesa aveva un Cuore, e che questo Cuore era acceso d’Amore. Capii che solo l’Amore faceva agire le membra della Chiesa”. E poi: “Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa: nel Cuore della Chiesa, mia Madre, sarò l’Amore.

Voglio concludere con la preghiera che papa Francesco ha scritto nell’esortazione apostolica C’est la confiance: “Cara santa Teresina, aiutaci ad avere fiducia sempre, come hai fatto tu, nel grande amore che Dio ha per noi, perché possiamo imitare ogni giorno la tua piccola via di santità”.