Dopo aver celebrato l’Ascensione di Gesù al Cielo, siamo giunti alla domenica di Pentecoste, “la solennità della manifestazione della Chiesa al mondo come Corpo mistico di Cristo risorto”.

Gli Atti degli Apostoli raccontano che mentre si stava compiendo il giorno della Pentecoste, essi si trovavano tutti insieme nello stesso luogo, quando all’improvviso venne dal Cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso che riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero allora lingue come di fuoco, che “si dividevano e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi” (At,3-4).

Lo Spirito Santo ha infuso nel cuore degli Apostoli il coraggio, facendoli diventare coraggiosi testimoni di Cristo e del Vangelo.
Scrive il Santo Padre Leone XIII (1810-1903) nell’Enciclica Divinum illud munus (09/05/1897),:

“Dunque l’apparizione sensibile dello Spirito Santo su Cristo e la sua azione invisibile nell’anima di Lui figurano la duplice missione dello Spirito Santo, visibile nella Chiesa e invisibile nell’anima dei giusti.
La Chiesa concepita e uscita già dal cuore del secondo Adamo come addormentato sulla Croce, apparve al mondo la prima volta in modo solenne il giorno della Pentecoste con quell’ammirabile effusione che era stata vaticinata dal profeta Gioele (cf. 2,28-29), e in quel dì medesimo si iniziava l’azione del divino Paraclito nel mistico corpo di Cristo, “posandosi sugli apostoli, quasi nuove corone spirituali, formate con lingue di fuoco, sulle loro teste“. E allora gli apostoli “discesero dal monte – come scrive il Crisostomo – non già portando a somiglianza di Mosè le tavole di pietra nelle mani, ma lo Spirito Santo nell’anima spargendo tesori e rivi di verità e di carismi“.
Così si avverava l’ultima promessa fatta da Cristo poco prima di salire al cielo, di mandare cioè di lassù lo Spinto Santo, che negli Apostoli avrebbe compiuto e quasi suggellato il deposito della Rivelazione: “Io ho ancora molte cose da dirvi, ma adesso non le intendereste; lo Spirito di verità, che vi manderò io, vi insegnerà tutto” (Gv 16,12-13). Lo Spirito Santo infatti, che è spirito di verità, in quanto procede dal Padre, eterno Vero, e dal Figlio, che è verità sostanziale, riceve dall’uno e dall’altro insieme con l’essenza tutta la verità, che poi a vantaggio nostro comunica alla Chiesa, assistendola perché non erri mai, e fecondando i germi rivelati, finché, secondo l’opportunità dei tempi, giungano a maturazione. E poiché la Chiesa, che è mezzo di salvezza, deve durare sino al tramonto dei secoli, è appunto questo divino Spirito che ne alimenta e accresce la vita; “Io pregherò il Padre ed egli vi manderà lo Spirito di verità, che resterà per sempre con voi” (Gv 14,16-17)”.

Come afferma la Liturgia del giorno di Pentecoste, “lo Spirito del Signore riempie l’universo; Egli, che tutto abbraccia, conosce ogni linguaggio”. Quanto è importante prendere coscienza dell’Amore di Dio, Egli che è Padre, Figlio e Spirito Santo.

Ritorniamo alla preghiera, invocando lo Spirito Santo, affinché venga in noi, riempia i nostri cuori e accenda in essi il fuoco del Suo Amore. Invochiamo i santi doni dello Spirito Santo che – come ci ricorda il Catechismo – sorreggono la vita morale dei cristiani, completando e portando alla perfezione le virtù di coloro che li ricevono, rendendo i fedeli docili a obbedire con prontezza alle ispirazioni divine (CCC 1830 – 1831).

Facciamo nostra questa preghiera di santa Elisabetta della Trinità:
O Spirito Santo, anima dell’anima mia, io ti adoro; illuminami, guidami, fortificami, consolami, insegnami ciò che devo fare, dammi i tuoi ordini. Ti prometto di sottomettermi a tutto ciò che desideri da me e di accettare tutto ciò che permetterai mi accada, fammi solo conoscere la tua volontà. Amen”.