Il santuario dedicato a Notre Dame du Laus, Nostra Signora del Lago, in Francia, è stata la tappa finale del pellegrinaggio che ho compiuto nella estate del 2008, allorché, insieme ad alcuni amici, ho compiuto un itinerario che, attraverso Spagna, Portogallo e Francia, mi ha portato a toccare i principali luoghi di devozione mariana, nei quali successivamente sarei tornato, anche più volte. Ultima tappa, dicevo, e forse la più significativa. Perché è stata la provvidenza a guidarmici.
Ricordo infatti che mi trovavo al santuario di La Salette. Nei pressi del santuario, dissetandoci alla fonte della Vergine, ho incontrato alcuni pellegrini provenienti da Bergamo. I quali mi hanno detto che stavano compiendo proprio un pellegrinaggio di un paio di giorni a La Salette dopo esser stati a Notre Dame du Laus. Conoscevo il posto, per sentito dire, perché sapevo che si trattava di apparizioni molto particolari – durate oltre 50 anni! – e il cui riconoscimento da parte della Chiesa era allora così recente (risaliva infatti a maggio 2008) che rappresentava un sicuro motivo di ulteriore interesse. I due amici – perché quando si incontrano pellegrini che condividono le stesse ragioni di un cammino sui luoghi della fede non si può fare a meno di chiamarli “amici” – mi hanno indicato la strada. Il posto si trovava a circa un’ora da La Salette, mi dissero, prodigandosi anche in spiegazioni e indicazioni per facilitarmi il percorso. Per negligenza mia, non prestai loro molto ascolto pensando che, invece di ritenere le molte e complicate informazioni stradali che mi stavano fornendo, avrei potuto senz’altro affidarmi al navigatore satellitare.
Al momento di ripartire con l’automobile ho però avuto l’amara sorpresa: tra le centinaia di località riportate sulle mappe memorizzate nel sistema di navigazione – delle quali moltissime indicate come “Notre Dame de…” – non una corrispondeva a Laus, il cui nome risultava sconosciuto al navigatore. Beh, in fondo non era una tappa prevista, e poi ci si poteva tornare anche un’altra volta… Però, pensai, il fatto di aver ricevuto questa indicazione dai due amici bergamaschi di passaggio non poteva essere un semplice caso, ma amavo leggerlo come un invito che la Madonna ancora ci rivolgeva per andare a visitarla in un’ultima tappa prima del rientro a casa, nel Monferrato Casalese. Ma come fare a raggiungere il posto? L’alternativa era una: affidare tutto a Maria. Se Lei ci chiamava a Laus, allora ci avrebbe anche indicato la strada. Così, tutto affidando a Dio, siamo partiti per tornare a casa, dicendoci: “Se è destino che si vada a Laus, ci andremo…”. Dopo un’ora di viaggio, improvvisamente, la mia attenzione è colpita da una piccola indicazione fissata a bordo strada “N.D. de Laus”… Ci siamo! Ecco il segnale che cercavamo… appena 9 km, e raggiungeremo anche l’ultima tappa di questo viaggio. Quasi non ci credevo, così lontano, eppure così vicino, proprio sulla strada di casa (eppure le indicazioni che mi avevano dato i due amici incontrati a La Salette mi avevano fatto pensare che fosse molto più complesso il tragitto per giungere a destinazione…). Insomma, sembrava davvero una meta della provvidenza. E questo l’ha resa ancor più speciale di altri santuari che pure hanno una tradizione di devozione mariana molto forte.
Ma un altro è il motivo per cui questo santuario merita una attenzione tutta particolare. Si tratta del fatto che, all’interno della Chiesa che ricorda le apparizioni che ebbero luogo in quella località dal 1664 al 1718, si ritrova un’indicazione tanto semplice quanto significativa: “Questa Chiesa è stata edificata per volontà della Madonna”. Così, senza tanti fronzoli e retorica, si diceva allora – e lo si è potuto leggere fino a oggi – questa grande verità: è Maria che fa, l’uomo poi è chiamato a rispondere. Il santuario – quello di Laus, e assieme a ogni altro santuario al mondo – è dunque la risposta dell’uomo a un invito o a una richiesta precisa operata dalla Madonna, in un dato spazio e in un dato momento della storia dell’umanità.
Infine, ultimo – ma non in ordine di importanza – motivo per privilegiare Laus è il recente riconoscimento delle apparizioni, sulle quali la Chiesa si è ufficialmente pronunciata solo nel maggio del 2008. Ma, già ben prima di tale riconoscimento, migliaia erano i pellegrini che annualmente si recavano nella piccola località francese. Perché, pur in obbediente attesa del prudente e illuminato giudizio della Chiesa, il popolo sente di dover rispondere con fede laddove la Vergine chiama…
A tal proposito, credo che possa giovare ricordare quanto il Cardinale Joseph Ratzinger (1927-2022), poi diventato papa col nome di Benedetto XVI, allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, diceva a Messori in merito alle apparizioni in Rapporto sulla fede (Ed. Paoline 1985): “Nessuna apparizione è indispensabile alla fede, la Rivelazione è terminata con Gesù Cristo, Egli stesso è la rivelazione. Ma non possiamo certo impedire a Dio di parlare a questo nostro tempo, attraverso persone semplici e anche per mezzo di segni straordinari che denunciano l’insufficienza delle culture che ci dominano, marchiate di razionalismo e di positivismo… Uno dei segni del nostro tempo è che le segnalazioni di “apparizioni” mariane si stanno moltiplicando nel mondo…”.
Tutto ciò premesso, veniamo ora senza indugio alle apparizioni di Laus. La località si trova a poche decine di chilometri dal confine con il Piemonte, sulle Alpi Marittime del Delfinato francese. Nel santuario di Notre Dame du Laus – che in lingua occitana significa “Nostra Signora del Lago” – si fa memoria delle apparizioni che per ben 54 anni, dal 1664 al 1718, segnarono la vita di una povera pastorella del luogo, di scarsa cultura e di semplici costumi, che la Madonna stessa – oggi a Laus venerata come “rifugio dei peccatori” e “Madre della riconciliazione” – scelse per farne uno straordinario strumento della grazia divina. Tale fanciulla è Benoît Rencurel, Benedetta, che la Chiesa ha riconosciuto nel 1872 come venerabile per tramite di Pio IX, in attesa di poterla elevare, al pari di altri grandi veggenti mariani, all’onore degli altari. Quello di Laus è un messaggio molto particolare, rivolto a tutta l’umanità, benché annunciato da una piccola località francese per bocca di una umile pastorella.
Vediamo di conoscere meglio la protagonista di questa meravigliosa storia. Benedetta Rencurel era nata il 17 settembre 1647 a Saint Etienne. Rimasta precocemente orfana, come si usava all’epoca venne inviata a servizio presso una benestante famiglia del posto, i Jullien, con l’incarico di occuparsi del gregge. Ragazza dolce e sensibile, crebbe sviluppando in sé una grande operosità unita a profonda bontà d’animo, pur essendo però di carattere fermo e risoluto verso il bene. Amante della preghiera fin dalla tenera età, prediligeva in modo particolare la preghiera del Santo Rosario. Al “Vallon des Fours”, cioè il Vallone dei Forni, una località posta sulle alture prossime al villaggio di St. Etienne, Benedetta era solita condurre il gregge al pascolo. Il posto deve il nome al fatto che le montagne limitrofe erano ricche di una terra gessosa che veniva cotta in enormi forni scavati nella terra al fine di ricavarne una calce di ottima qualità. Proprio nei pressi di tale pascolo, nel maggio del 1664, apparve a Benedetta una bellissima Signora con un Bambino per mano, scomparendo dopo poco, senza dire una parola. A questa prima apparizione – all’epoca Benedetta non aveva ancora 17 anni – ne seguirono altre, sempre “silenziose”, quasi a voler avvicinare con dolcezza e pazienza la ragazza, per farle accogliere con cuore aperto e sicuro quanto la Provvidenza andava preparando.
Un po’ alla volta, passo dopo passo, la bella Signora prende confidenza, se così possiamo dire, con la fanciulla, iniziando a parlarle, intessendo un dialogo fatto di domande e risposte, offrendole conforto e rassicurandola rispetto a quanto desidera da lei, esortandola dolcemente ad aprirsi di più a Dio e agli altri. Pur volendo vivere questo straordinario avvenimento nella più grande umiltà, presto Benedetta non riesce più a mantenere il riserbo su quanto le sta accadendo, confidandosi con i familiari. La notizia inizia a girare per il paese e presto vengono coinvolte anche le autorità le quali, timorose che possano circolare idee foriere di menzogna e causa di disordini, esigono spiegazioni.
A quel punto la bella Signora domanda che si faccia una processione di tutto il popolo del Vallone dei Forni, rivelando finalmente il suo nome – “Mi chiamo Maria”, afferma, ed è il 29 agosto 1664 – e dicendo che non sarebbe più apparsa per un certo tempo. Trascorre infatti un mese prima che la Madonna – che ormai si è rivelata come tale – appaia ancora a Benedetta, in una località poco distante dalle prime apparizioni. Questa volta ha un messaggio preciso per la fanciulla: “Figlia mia, salite la costa del Laus. Là troverete una cappella dove sentirete profumo di violetta”. Il giorno dopo, la giovane veggente, animata di profonda fiducia in quanto Maria le ha detto, si reca alla ricerca di quanto indicatole. Seguendo i profumi di violetta che la Madonna aveva preannunciato, Benedetta scopre una cappellina dedicata a Notre Dame de Bon Rencontre. Aperto con ansia e trepidazione l’ingresso della cappellina, ecco che ad attenderla vi trova la Madonna stessa. La cappella, deserta e abbandonata da tempo, si presenta assai desolante, con l’altare ricoperto di polvere. La Madonna rivela un nuovo messaggio: “Desidero far costruire qui una chiesa più grande in onore del mio adorato Figlio; e questo sarà luogo di conversione per numerosi peccatori, e un luogo dove io vi apparirò molto spesso”.
Dal 19 marzo 1665 (festa di San Giuseppe) accorrono a Laus migliaia di pellegrini da tutta la Francia. Il 18 settembre 1665 avviene il riconoscimento diocesano del fenomeno delle apparizioni, principalmente sulla spinta di una guarigione a dir poco prodigiosa che restituisce il completo uso delle gambe a una signora inferma. Nell’ottobre del 1665 comincia infine la costruzione della chiesa, come richiesto dalla Madonna che desiderava un luogo di culto e di preghiera sul sito della cappellina originaria di Notre Dame “de bon rencontre”.
Le apparizioni di Laus durarono in tutto 54 anni – un tempo straordinariamente lungo, capace di rispondere alle obiezioni che oggi si levano contro quelle apparizioni mariane che sono giudicate inammissibili da molti proprio per la loro durata (il riferimento, ovvio, è a Medjugorje, come facilmente si comprende) –; dapprima si susseguirono praticamente tutti i giorni, poi con scadenza mensile più o meno regolare.
Dopo alcuni anni dalle prime apparizioni, precisamente nel 1672, Benedetta andò ad abitare stabilmente a Laus, in una modesta abitazione che ancora oggi è possibile vedere. In questa misera casetta, la ragazza, istruita da Maria SS. nelle Verità della fede, passava ore in preghiera, alternando momenti di profondo raccoglimento ad altri di pesanti vessazioni diaboliche e di accanita lotta contro il Demonio. Demonio che non tarda a manifestarsi anche fisicamente per svelare il motivo di tanto odio contro Benedetta, poiché ella “è causa per me della perdita di molte anime”. La veggente scelse dunque di sottoporsi a severe penitenze corporali, conducendo un’esistenza dallo stile assai rigoroso ed austero. Tutto questo per meglio affrontare le prove spirituali che il Signore permetteva le fossero poste innanzi e per preparare il suo spirito a rendere testimonianza alle molte migliaia di pellegrini che cominciavano ad accorrere da tutta la Francia.
Nel luglio del 1673, durante un momento di preghiera ai piedi di Gesù Crocifisso, ha l’apparizione di Gesù stesso, inchiodato alla Croce, ricoperto di sangue. Da quel momento, molte volte e per molti anni, Benedetta avrà il dono di rivivere la Passione di Nostro Signore, soffrendone i dolori nel proprio corpo. Ma le prove non sono finite: nel 1692 le truppe del duca di Savoia invadono la regione francese, costringendo Benedetta – obbediente in questo a quanto richiesto dalla Vergine stessa – a lasciare Laus, rifugiandosi a Marsiglia, per farvi ritorno in seguito e trovare solo distruzione e rovina.
Frattanto, venuto a mancare il suo confessore, incomincia per Benedetta un grave tempo di prova e di solitudine, durante il quale perde molto del sostegno fin lì avuto – da più parti infatti ci si lamenta del fatto che la grande devozione espressa dal popolo a Laus coincide con l’abbandono e la scarsa pratica tipica delle limitrofe realtà parrocchiali, suscitando invidia e malumori –, soprattutto quando giungono al santuario dei preti giansenisti che le negano persino la Comunione e la Messa quotidiana. Addirittura, si tenterà di allontanarla da Laus, cercando forse in tal modo di porre fine al fenomeno delle apparizioni, giungendo a progettare di rinchiuderla in un convento. Tali persecuzioni segneranno l’esistenza di Benedetta per circa venti anni.
Nonostante le pressioni esterne, Benedetta non sceglie la strada della consacrazione religiosa; non è infatti chiamata a farsi Suora, ma ad assolvere il compito che la Madonna stessa le ha assegnato: incontrare i pellegrini, parlare con loro, offrendo ad ognuno i consigli richiesti e gli aiuti necessari, secondo l’ispirazione che Dio le concedeva. Cosa che non avrebbe potuto fare stando rinchiusa in un convento. Benedetta si prende dunque a cuore la missione ricevuta dalla Santissima Vergine: quella di preparare i peccatori a ricevere il sacramento della Penitenza. Pertanto, incoraggia spesso i sacerdoti addetti al santuario a ricevere i pellegrini con dolcezza, pazienza e carità, dimostrando una bontà particolare per i più grandi peccatori, onde incitarli a pentirsi.
Il Santo Curato d’Ars soleva dire: “Non è il peccatore che torna a Dio per chiederGli perdono, ma è Dio che rincorre il peccatore e lo spinge a tornare da Lui”, aggiungendo: “Per ricevere il sacramento della penitenza, ci vogliono tre cose: la Fede che ci rivela Dio presente nel sacerdote, la Speranza che ci fa credere che Dio ci farà la grazia del perdono, la Carità che ci porta ad amare Dio e che ci insinua nel cuore il rimorso di averLo offeso”. Con lo stesso spirito, Benedetta incoraggia i confessori affinché avvertano i penitenti di non avvicinarsi alla Santa Comunione se non dopo una buona confessione, preparata da un esame di coscienza fatto alla luce dei dieci Comandamenti e del Discorso della Montagna.
Non è un compito facile quello che la Vergine ha assegnato a Benedetta: ha a che fare con giovani corrotti, fanciulle di facili costumi, nobilotti ingiusti e viziosi, sacerdoti e monaci infedeli ai sacri voti. Ma a tutti Benedetta infonde il desiderio di riconciliarsi con Dio, orientando anche i peccatori più recalcitranti ad affidarsi alla misericordia di Gesù attraverso l’apertura del cuore dinnanzi al confessore. Come ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica al nr. 1645: “Celebrando il sacramento della Penitenza, il sacerdote compie il ministero del Buon Pastore che cerca la pecora perduta, quello del Buon Samaritano che medica le ferite, del Padre che attende il figlio prodigo e lo accoglie al suo ritorno, del giusto Giudice che non fa distinzione di persone e il cui giudizio è ad un tempo giusto e misericordioso. Insomma, il sacerdote è il segno e lo strumento dell’amore misericordioso di Dio verso il peccatore”. Benedetta si sacrifica per i peccatori, sostenendo e accompagnando con la sua preghiera la loro confessione, senza risparmiarsi sacrifici e penitenze severe per riparare i loro peccati e ottenere grazie per essi.
Dalla Pentecoste del 1718 la salute di Benedetta peggiorò drasticamente, fino alla morte avvenuta la sera del 28 dicembre di quell’anno, festa dei Santi Innocenti, all’età di 71 anni. Sepolta davanti all’Altare Maggiore del Santuario, le sue spoglie mortali giacciono ancora oggi proprio sotto la lampada il cui olio serve a ungere i molti devoti che, in cerca di sollievo per malattie e sofferenze del corpo e dell’anima, giungono a Laus da ogni parte della Francia e da moltissimi Paesi d’oltre confine.
Morta Benedetta, la devozione alla Vergine di Laus non venne meno e anzi seppe resistere alla furia della Rivoluzione Francese. Molti furono i vescovi a riconoscere la soprannaturalità dell’apparizione, incoraggiando i fedeli a recarsi in pellegrinaggio presso il santuario di Laus, finché, per opera di Pio IX, Benedetta Rencurel venne proclamata Venerabile, nel 1872.
Segno tangibile dell’amorosa presenza di Maria in quel luogo è stato, fin da principio, il soavissimo profumo che, ancora oggi, si può sentire nel Santuario. Il fenomeno degli effluvi profumati di Laus è stato indagato anche dalla scienza, senza però raggiungere un verdetto incontrovertibile o esaustivo. Da notare la cura che ancora oggi si presta a permettere di fruire di questo fenomeno tutto particolare, evitando di mettere fiori e piante profumate nel santuario e nei suoi pressi, in modo che ogni profumo sia immediatamente riconducibile a quella dolce scia che Maria ha lasciato dietro di sé apparendo a Laus.
Il Santuario di Notre Dame de Laus conserva ancora oggi al proprio interno la cappella originaria detta di “Notre Dame de Bon Rencontre”, dove la vergine apparve a Benedetta. Nell’abside della cappella, davanti al Tabernacolo dell’Altare Maggiore, arde la lampada nel cui olio i pellegrini sono soliti intingere le dita della mano destra per farsi il segno della croce. Come la Madonna stessa aveva promesso alla veggente, se questo olio fosse stato utilizzato con profondo spirito di fede nei confronti dell’onnipotenza di Gesù, esso avrebbe procurato numerose guarigioni, fisiche e spirituali, come in effetti avviene ormai da oltre tre secoli.
Le apparizioni di Laus rappresentano un invito all’umiltà, alla fiducia, e insegnano che Dio sceglie gli umili (Benedetta è una pastorella, come Bernadette, come i pastorelli di Fatima…). È Maria stessa che la educa alla fede, ponendo una grande sapienza in un animo intriso di preghiera e sincera devozione. I segni lasciati da Maria sono aiuti per la fede dei pellegrini, e confermano l’amorosa cura con cui Maria segue l’umanità che Cristo le ha affidato fin da quando, in croce, disse: “Ecco tuo figlio”, invitando Maria ad accogliere come tale non solo Giovanni, ma ogni uomo.
In occasione del riconoscimento ufficiale delle apparizioni, domenica 4 maggio 2008, Festa dell’Ascensione, mons. Jean-Michel di Falco-Leandri, vescovo della diocesi di Gap-Embrun, ha sottolineato come il messaggio di Laus sia improntato all’esaltazione della riconciliazione – degli uomini con Dio e tra di loro – e della misericordia divina.
Un riconoscimento che è giunto dopo molti anni, mentre già tanti fedeli accorrevano a Laus, un santuario così significativo da far dire a Jean Guitton che si trattava di “uno dei tesori più nascosti e più potenti della storia d’Europa”. Un tesoro che oggi richiama annualmente circa 130.000 pellegrini.
Giova ancora ricordare le parole di Mons. Di Falco-Leandri: “Le apparizioni avvengono perché Cristo, Maria e i santi sono vivi, perché la Comunione dei Santi non è una parola vuota, perché il Cielo si interessa della terra. Ma le apparizioni non sono fotografie del Cielo; noi continuiamo infatti a camminare nella fede, senza vedere Dio faccia a faccia. (…) Il Santuario di Notre Dame du Laus non è dunque una finestra aperta sul Cielo, ma una strada aperta verso una vita quotidiana da vivere secondo lo stile di Benedetta”.
Chiediamo a Maria, dunque, di intercedere presso Suo Figlio Gesù affinché ci doni, ogni giorno, il desiderio di riconciliarci con Lui e di camminare, con impegno, sulla strada della salvezza.