Una santa del XX secolo che si adoperò instancabilmente a propagare la devozione all’Amore Misericordioso e di cui si fa memoria l’8 febbraio, è la beata Madre Speranza di Gesù. La vita di Madre Speranza è segnata dall’amore, riflesso di quello che il Signore da lei tanto amato, riversava nel suo cuore. Nata a Santomera, in Spagna, il 30 settembre del 1893, entrò come religiosa nel convento di clausura delle “Figlie del Calvario” a Villena. A Madrid, nel 1930, dopo essere uscita da questo istituto, fondò la Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso, e nel 1951 a Roma, la Congregazione dei Figli dell’amore Misericordioso.

La sua vita fu un’offerta continua a Gesù, nella sofferenza e tribolazione, nella dedizione al prossimo, nella carità e fiducia piena nella Provvidenza, la Quale non fece mai mancare a lei e alla sua famiglia religiosa il necessario anche per i poveri. Il suo abbandono in Dio faceva sì che il Signore la usasse come strumento nelle sue mani, per servirLo nella gioia. Così, infatti pregava: “Dio mio, quando arriverà il momento beato nel quale potrò dire con tutta verità che ti amo perdutamente perché sei per me tutto, e altro non desidero all’infuori di te, né cerco, e niente trovo meritevole del mio amore!.

A caratterizzare la sua missione era anche la preghiera e l’offerta continua che la madre faceva per i sacerdoti. Scrive nel suo Diario: “Il buon Gesù mi ha detto, che non debbo desiderare altro che amarlo e soffrire, per riparare le offese che riceve dal suo amato clero”. Di qui nasce il “desiderio di soffrire e offrirsi come vittime di espiazione per i peccati che commettono i sacerdoti de mondo intero” (Diario 18,3). Una vita volta all’essere quell’ostia che si offre al Padre per essere un’unica cosa con il Figlio amato. Madre Speranza amava molto i sacerdoti, coloro che sono “Alter Christus”, e divenne vittima per riparare a tutti quegli oltraggi che feriscono e fanno sanguinare il Cuore di Gesù.

Nel Santuario di Collevalenza, la “piccola Lourdes italiana”, rimangono impresse nel cuore e nella mente le immagini di Gesù misericordioso e della Vergine Maria, Mediatrice di tutte le grazie che elargisce ai Suoi figli aprendo le braccia, e custodendo sul petto Gesù Eucaristico raffigurato sul culmine di un giglio.

Il Crocifisso della cappella ci chiama riflettere sull’Amore misericordioso di Dio per noi: la Croce, segno della Passione; l’Ostia, rinnovazione dello stesso Sacrificio, dono dell’Amore infinito di Cristo che ci “amò fino alla fine”; il mondo sotto la croce, sul quale poggiano un libro aperto: il Vangelo, e una corona, simbolo della regalità di Cristo. Il Volto di Gesù per la sua dolcezza si imprime nel cuore di chi vi sosta davanti con fede, chiedendoGli di cambiare la propria vita. Infine, sul petto, il Cuore di Gesù con la scritta “Charitas”, Amore, che palpita per ciascuno di noi, e che ci attende per donarci la Sua Misericordia se veramente pentiti e desiderosi di conformarci al Suo Cuore.

Che questo Amore si imprima anche nei nostri cuori, per mezzo dell’intercessione di Maria Santissima e della beata Madre Speranza di Gesù, vero modello di santità e virtù.